Incontro con i delfini bottlenose e gli squali di barriera

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Incontro con i delfini bottlenose e gli squali di barriera

L”immersione con i delfini è una specialità esclusiva dell”organizzazione subacquea UNEXCO, uno dei dive center più grandi del mondo, dove quando si arriva si viene distribuiti alle varie barche come si fosse in una stazione di treni, ed è una avventura assolutamente da non perdere. Ci si dirige come prima tappa al “dolphin sanctuary”, dove sono tenuti in semilibertà 18 delfini. Ci danno una serie di notizie su questi meravigliosi mammiferi: hanno una lunghezza media di 2/2.50 metri. Pesano dai 70 ai 150 chilogrammi. Vivono 25/30 anni. Possono raggiungere una velocità massima di 45 km/ora e navigare per lunghi periodi a 20 km/ora. Hanno bisogno di respirare almeno ogni 15 minuti anche se il delfino normale trattiene il fiato per circa 3 minuti alla volta. Durante l”immersione il cuore rallenta il battito riducendo così anche il consumo di ossigeno. Altra caratteristica dei delfini e che dormono con metà del cervello alla volta. Infatti la metà sveglia gli consente di risalire in superficie per respirare. Si cibano di pesce, calamari e crostacei che inghiottono per intero. Possiedono un linguaggio altamente sviluppato, e miriadi di vocalizzazioni diverse per durata, intensità e frequenza. Possono essere uditi a decine di miglia di distanza grazie all”evoluzione del loro apparato acustico che gli permette di percepire sia infrasuoni che ultrasuoni. In seguito, un veloce briefing, durante il quale viene anticipato come si interagirà con questi meravigliosi mammiferi. Si riparte verso il mare aperto. La barca dei sub viene accompagnata sul luogo dell”immersione da una barchetta più piccola con i due addestratori di delfini e in acqua loro : i pesci/mammiferi da sempre amici dell”uomo. Comincia subito lo show. Lungo il percorso Molly e Dolly saltano fuori dall”acqua, fanno il surf sull”onda della nostra barca, si avvicinano e poi si allontanano, vederli è un piacere. Arrivati sul posto mi carico di ben due macchine fotografiche subacquee e mi immergo. Ed ecco che Molly e Dolly si avvicinano a curiosare accompagnati dai loro istruttori. Rivolgo il palmo della mano verso uno dei due e quello immediatamente si avvicina e si ferma accanto a me per farsi accarezzare sulla schiena. Mentre lo accarezzo mi guarda con il suo occhietto curioso ed intelligente. Hanno la possibilita tramite i muscoli oculari di variare la convessità del cristallino ed in questo modo adattarli alla visione fuori o dentro l”acqua. Poi dopo qualche minuto parte a razzo verso il suo istruttore. Mi metto verticale con solo la punta delle pinne appoggiate sul fondo e allungo completamente il braccio con la mano aperta. Il delfino messo il muso sul mio palmo mi fa fare tre giri su me stesso a velocità folle. Non capisco nulla ma dentro la maschera scoppio a ridere e urlo nell”erogatore dalla gioia. Una esperienza che mai avrei pensato di fare. Ultima interazione: mi tolgo il boccaglio per ricevere un bacio in bocca dal mammifero. In un momento successivo l”istruttrice mi farà anche dare un pesce come premio all”animale. Il resto del tempo lo passo ad osservare questi grandi mammiferi. Vederli nuotare in acque libere ed interagire con gli altri subacquei è veramente una gioia per chi ama il mondo marino e questi animali in particolare. Parliamo adesso un pò delle Bahamas. E” un arcipelago costituito da settecento isole basse e piatte. Contando anche gli atolli si arriva a duemila. Solo una trentina di esse sono abitate. Emergono dal Bahamas bank, un”area di 180.000 chilometri quadrati di secche e banchi di corallo poco profondi, che si snodano per più di 1330 chilometri dalla Florida fin quasi ad Haiti. L”estremo nord dell”arcipelago si trova ad appena 55 miglia da Palm Beach mentre la punta sud, dopo 500 miglia, va a sfiorare l”estremità settentrionale di Cuba. La maggior parte dei 288.000 abitanti delle Bahamas vive a New Providence e Grand Bahama. Il clima è tropicale, con moderate escursioni e medie che vanno dai 25 gradi invernali ai 32 dell”estate. La temperatura dell”acqua oscilla invece, dai 24 ai 30 gradi. L”unico fattore negativo sono gli uragani possibili da agosto a settembre di ogni anno. Proprio con uno di questi, chiamato con il solito nome di donna “Isabell”, abbiamo rischiato di scontrarci. Appena arrivati veniamo a sapere che un nuovo uragano si stava formando al largo delle coste africane. Il giorno dopo che si stava avvicinando ai Caraibi rafforzandosi da livello 2 a livello 3. Intanto la vacanza stava cominciando ad entrare sempre più nel vivo. Quattro giorni dopo, l”uragano “Isabell” era citato su tutte le televisioni, aveva raggiunto forza 5, il massimo, con venti di più di 250 kilometri all”ora ed era diretto in modo preciso verso Grand Bahama. Mi informo presso il resort e mi dicono che in caso di arrivo di “Isabell” ci avrebbero immediatamente evacuati. Potete immaginare la mia felicità proprio adesso che iniziavo a divertirmi per davvero. All”ottavo giorno, per fortuna, cambia direzione e si dirige verso nord e le coste degli Stati Uniti. Pericolo scampato. L”isola di Grand Bahama è anche fornita di spiaggie lunghissime dotate di “sea pine”, pini marittimi, e mangrovie che arrivano fin sulla spiaggia. La più bella è quella situata nel “Lucanyan National Park”. Un parco che comprende grotte in collegamento con il mare, paludi di mangrovie e chilometri di spiaggie deserte. La più bella dista circa 20 miglia da Port Lucaya, sul lato est di Grand Bahama, ed è spettacolosa. Bisogna andarci con l”alta marea quando l”oceano lambisce la vegetazione, perchè poi con il passare delle ore, l”acqua si allontana e si forma una larghissima spiaggia e zone con un minuscolo strato di mare dove si specchia il cielo al tramonto. E” difficile trovare altre persone nel raggio di centinaia di metri, quindi la solitudine è assicurata. Ci si sente veramente parte della natura. Si può stare nell”acqua poco profonda con una temperatura che consente lunghissimi bagni e nel contempo ammirare le nuvole bianche sempre presenti in cielo, giocare con i granchietti nell”acqua bassa, osservare la vegetazione che lambisce la spiaggia e gli uccelli che volano sulla terra o sul mare. Un”isola che è un paradiso terrestre, a cui vanno aggiunti la mancanza di tasse, poca delinquenza, popolazione molto amichevole (il turismo è la loro principale fonte di sostentamento) e la vicinanza con la Florida che dista solo mezz”ora di volo. In questo paradiso c”è un mitico posto, “shark junction”, dove basta immergersi e stare fermi sul fondo perchè dopo pochi minuti si venga avvicinati , da numerosi squali di barriera che vanno dal metro e mezzo ai tre metri. Già questo provoca una bella scarica di adrenalina. Potere osservare questi maestosi predatori nel loro ambiente e così vicini, nuotano anche a soli 20 centimetri di distanza, vi assicuro che non è cosa molto facile. In genere si vedono in lontananza mentre viaggiano nel blu. Ma proprio grazie al fatto che vengono alimentati tre volte alla settimana, ogni qualvolta vedono dei sub, si avvicinano nella speranza di ricevere la loro razione di pesce senza faticare. Esistono quasi 500 specie di questi predatori. Hanno subito cambiamenti evolutivi marginali. Da 100 milioni di anni sono identici e le prime forme di squali fossili risalgono a 425 milioni di anni fa. La bocca è ventrale ed i denti hanno forme diverse secondo il tipo di alimentazione della specie. I denti sono lassamente fissati alla mascella , si staccano di frequente e vengono sostituiti dalla fila successiva. L”organizzazione subacquea “Xanadu”, in località Freeport, tre volte alla settimana organizza nel pomeriggio, una immersio
ne durante la quale “un feeder”, il mitico Arnold, da dà mangiare ad un manipolo di squali eccitati. Subito dopo il breefing, in barca, prima viene riempito il recipiente con i pesci da dare in pasto, e poi si assiste alla vestizione del sub con una tuta formata da migliaia di anellini di metallo, in modo che il pescecane non può riuscire ad afferrare e mordere. Cosa che potrebbe accadere nella mischia per afferrare il pesce. La tuta è piuttosto pesante e sott”acqua il “feeder” si muove come i vecchi palombari di 100 anni fa. Il gruppo di sub viene portato su un fondo di sabbia di 15 metri e messo in ginocchio uno vicino all”altro, facendo in modo che non resti spazio tra l”uno e l”altro, altrimenti lo squalo potrebbe infilarsi in mezzo con pericolo per tutti. Due sub dell”organizzazione fanno la guardia muniti di due lunghi bastoni che servono ad allontanare eventuali pescecani troppo invadenti. Questi pesci mancano di vescica natatoria, l”organo per il galleggiamento, e sono costretti a mantenere un movimento costante per galleggiare. Le fessure branchiali, solitamente 5 paia, hanno funzione respiratoria. L”assunzione di ossigeno ed il rilascio di anidride carbonica avvengono grazie all”acqua che entra dalla bocca e fuoriesce dalle fessure brachiali. Arriva il “feeder” e gli squali quasi lo conoscessero, in realtà sentono il pesce morto che giace dentro un contenitore semiaperto, gli si gettano tutti addosso, passandogli tra le gambe, tentando di mordergli il collo e qualche volta, quasi sapessero che la vita dell”uomo sotto il mare dipende da quell”atrezzo, cercando di strappargli l”erogatore. A quel punto, un pesce per volta, Arnold comincia ad offrire il cibo. Si scatena una bagarre infernale con gli squali che tentano in tutti i modi di impossessarsi dei pesci morti. Deve difendersi a manate sul muso e spinte per cercare di liberarsi. Se non avesse la muta di metallo sicuramente verrebbe morso più volte. Poi l”incredibile: afferra uno squalo ed inizia a fargli una leggera carezza sotto il muso. Lo squalo si acquieta di botto. Pare che gli organi per l”elettrorecezione, le ampolle di Lorenzini, che gli permettono di captare i campi elettrici emessi dagli altri pesci e di orientarsi col campo magnetico terrestre, vadano in confusione per l”elettricità del guanto metallico. Continuando ad accarezzarlo lo afferra per la pinna dorsale e lo porta vicino ai sub che assistono, per fargli toccare l”animale che continua a rimanere in questo stato di tranche temporaneo. Dopo circa tre minuti il pescecane si dibatte e si allontana rapidamente. Uno spettacolo incredibile. Tenterà di ripetere il giochetto altre due volte ma senza successo. Infatti ci disse nel breefing che non sempre il tentativo ha successo. Così come è variabile il numero di squali presenti. Può oscillare dai 10/15 ai 20/25, secondo le giornate. Nella mia immersione purtroppo erano solo una decina. Mi sono ugualmente divertito anche con solo dieci predatori presenti all”appello. Dopo una trentina di minuti Arnold si allontana dal gruppo portandosi dietro i predatori. I sub dopo avere cercato nella sabbia eventuali denti persi dai pescecane nella bagarre per afferrare i pesci offertigli, fanno una lenta risalita verso la barca. Appena fuori dall”acqua le esclamazioni di meraviglia mista ad una leggera paura non si contano: Arnold si lamenta di un pescecane troppo aggressivo che dopo avergli staccato la cinghietta che gli tiene il cappuccio cerca poi di strappargli l”erogatore di bocca. Ci racconta che ogni volta si presenta una situazione diversa che va affrontata con molta prontezza di spirito per la sicurezza sua e degli spettatori. Pochi minuti dopo l”arrivo a terra siamo già in sala proiezione per vedere il video dell”immersione che ognuno si porterà a casa a ricordo dell”avventura appena vissuta. Avventura unica in un posto veramente unico : Grand Bahama, al largo della Florida, nel mare dei Caraibi.

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