India: madhya pradesh

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India: madhya pradesh

Perché un viaggio in Madhya Pradesh (M.P.)? Il Rajasthan, prima scelta indiscutibile per un viaggio in India, lo avevamo già visto l”hanno scorso. Il M.P. è un”ottima seconda alternativa e può essere visitato sia partendo da Delhi che da Mumbay (ex Bombay). M.P. vuol dire Khajuraho, Sanchi, Ujjain, Mandu, Omkareshwar, Maheshwar, e altre tappe minori, ma soprattutto un”India non turistica, rurale, genuina; questo significa ovviamente peggiori strade e sistemazioni alberghiere e rinunciare a qualche comodità logistica.
Ma vediamo subito comӏ andato il nostro viaggio.

· mercoledì 23 dicembre 1998
– VOLO BA2595M VRNLGW 1630 1735. 1 ora in meno di fuso orario.
Trasferimento da Gatwick a Heathrow con bus navetta, compreso nel prezzo del volo, biglietti in aeroporto.
– VOLO BA145M LHRDEL 2225 1220 Circa 9 ore di volo (è il 15° del 1998). Aereo: 747 da 425 passeggeri. Cena all”una, colazione alle 5.

· giovedì 24 dicembre
– DELHI ore 12.20. Orologio avanti 5 ore e ½ rispetto a Londra, 4 ore e ½ rispetto all”Italia. Nebbia, rischiamo il dirottamento a Bombay. Coda interminabile per il controllo passaporti. Odore di India.
à Nella sala arrivi dell”aeroporto (prima di uscire, subito dopo il controllo dei passaporti e la dogana) troviamo le nostre valigie seminascoste in una catasta di altri bagagli (ma dove siamo arrivati?), Facciamo il CAMBIO VALUTA: 1.200 $ in due (50.220 rs, di cui 5.000 a ciascuno di noi per le spese personali) agli sportelli della State Bank of India, aperta 24 ore su 24. Thomas Cook: stesso cambio. Consigliano di tenere le ricevute, ma in realtà poi non ci sono mai servite .
à All”uscita c”è una marea di persone in attesa: ci sono molti voli sospesi o in ritardo. Non fa molto freddo. Sugli alberi scoiattoli con la coda folta e la pelliccia a righe bianche e grigie. Fra i tanti cartelli di chi aspetta la gente sbarcata, troviamo con sollievo quello del nostro autista (che avevamo prenotato dall”Italia al prezzo 5 rs per km + 200 rs per notte), che dopo averci mostrato la nostra Ambassador ci accompagna al piano di sopra per la riconferma del volo di ritorno. Dicono che è tutto a posto e che non è necessario riconfermare ulteriormente,. In realtà………..vedi quello che succede poi a Mumbay!
à Ci trasferiamo all”aeroporto nazionale e compriamo i biglietti per il volo Indore-Mumbay con la Jet Airlines. Telefoniamo all”Hotel Safari di Agra per confermare la prenotazione; avevamo scelto di fare la prima notte ad Agra, che, oltre ad essere molto più romantica per la presenza del Taj Mahal, ha ottimi alberghi alla portata del nostro portafoglio, mentre l”anno scorso a Delhi abbiamo trovato alberghi squallidi e carissimi (rispetto al resto dell”India!); l”autista però dice che non faremo in tempo ad arrivare ad Agra in serata, a causa della nebbia che imperversa da alcuni giorni, e viaggiare di notte in India non è consigliabile in generale, figurarsi con la nebbia!!.
– Ci trasferiamo nell”ufficio di Ramji e del suo socio (era il nostro autista l”anno scorso in Rajasthan, ora si è messo in proprio con un altro socio e dirige una piccola agenzia di autonoleggio: RAM JI LAL Indian Travel Centre Shop n°5, R. K. Ashram Marg, R.K. Ashram Lane, near Gole Market, New Delhi – 110 001 INDIA
telefono Ufficio:3348008, fax 91-11-3746834, res.7105205 oppure 5767184)
à contrattiamo i dettagli di spesa (15.000 rs in tutto per l”auto e l”autista, cui aggiungeremo però alla fine del viaggio 720 rs per i km fatti in più oltre il preventivo!). Ci offrono un tè al latte (causa di futuri mal di pancia?) e ci propongono di metterci in affari con loro: se procuriamo loro un gruppo di 20 turisti, a noi offrono un giro gratuito del Rajasthan. Sostengono che in Madhya Pradesh non è necessario prenotare gli hotels, perché tanto non ci sono turisti. Un loro amico fa una telefonata (fasulla?, ma che paghiamo noi in moneta sonante) agli hotels da noi prescelti a Khajuraho, gli rimborsiamo il costo della telefonata con 62 rs e lui ci dice che gli alberghi sono mezzi vuoti, non serve prenotare adesso (le ultime parole famose…).
à Ci portano nell”hotel da loro “consigliatò, l”Hotel Cosmo in Karol Bagh (900 rs, non le vale, è sporco e squallido). Ci lasciano infine su nostra richiesta in Connaught Place al ristorante Embassy che ci è piaciuto molto il viaggio precedente l”anno scorso, perché ci sembra molto tipico per la clientela quasi esclusivamente indiana di ceto benestante; prendiamo il solito malai kofta, alla panna, lasciando prudentemente la salsa, piccantissima; la cena costa 500 rs. Passeggiata in piazza, alla sera c”è un pò di via-vai; siamo seguiti da un lustrascarpe insistente, che pur di lavorare, ci imbratta con dello sterco che aveva in mano le scarpe per dimostrarci che sono veramente sporche! Come perdere un cliente…preferiamo tenerci le scarpe sporche di m… piuttosto che sovvenzionare questo tipo di iniziativa! Gruppetti di bambini di strada che ballano; qualche negozio più illuminato del solito. Fa freddo: sciarpa e giaccone. Non vediamo turisti (bene!). Torniamo in hotel in autorisciò dopo un”aspra contrattazione, ma alla fine gli diamo anche la mancia.

· venerdì 25 dicembre
– Buon Natale: festeggiamo prendendo due Dissenten alle 5.45, poi un altro alle 7 (dove abbiamo sbagliato? il posto dove abbiamo cenato è uno dei 3 -4 migliori della città!!). Colazione in camera, 32 rs (service included).
– Partenza in macchina da Delhi alle 8. Tempo grigio, il sole arriva alle 12.30. Non si vedono gatti in giro (ipotesi: lo loro nicchia ecologica è occupata dalle scimmie? oppure esiste la ricetta del gatto al curry?).
– Sosta per strada in un villaggio a vedere un bel mercato del bestiame. Assistiamo alla ferratura di un bufalo. Passiamo per Agra dove i taxi verdi portano la scritta: Clean Agra, green Agra….
– GWALIOR (prefisso tel.0751): arrivo alle ore 15 dopo quasi 400 km. Lasciamo i bagagli al Regency Hotel (New Bus Stand Road, Gwalior-474002, tel. 34-0670/1/2/3/4, fax (0751) 323520, 675 rs la doppia), che risulterà il più pulito della vacanza. Volendo ci sono sauna, massaggio, barbiere… Ma noi non abbiamo tempo, ci facciamo portare al forte, compriamo una inutile guida e lasciamo libero l”autista (un pò stupito che ce la caviamo da soli). Visitiamo il pozzo ( baoli ) che si incontra prima del forte (ampia sala colonnata, suggestiva al tramonto, grande pozzo con vasca in fondo). Il forte è il Palazzo di Man Singh del 1486, decorazioni con piastrelle, elefanti, papere…; lo visitiamo solo dall”esterno, seguiti da bambini impertinenti. Entriamo in un recinto nella zona a nord della rocca, che ci dicono chiuso anche se è pieno di gente. Vi si affacciano palazzi in rovina. Camminiamo fino ad una moschea moderna, da dove il muezzin parla a lungo. In un cortile molta gente sale e scende dall”interno di camion utilizzati come autobus di linea, sembrano pellegrini. Bello il Tempio Teli Ka Mandir (IX sec.) con il suo inusuale stile dravidico indo-ariano: è il tempio dei teli, la casta dei venditori di olio. Indiani colti (parlano inglese fra loro) in vacanza. Scendiamo a piedi in città. Lungo la strada a tornanti: enormi sculture in stile jainista scolpite nella parete rocciosa. Cena al Ristorante Quality: 197 rs, buono, solite luci basse (risparmio energetico!). Non touristi occidentali, solo gente locale (bene!). Visita alla stazione ferroviaria, dove un cartello invita ai campionati nazionali di koh-koh (c
hiederemo lumi all”autista: si tratta di un gioco a squadre di 6 giocatori, ad eliminazione). L”aria è polverosa e satura di smog, irrespirabile. Si va a dormire con felpa e maglia di lana + giaccone steso sulla coperta.

· sabato 26 dicembre
– Colazione al Regency, 100 rs non era compresa nel prezzo della camera. Partiamo da Gwalior alle 7.45. Alle 8 il sole subentra alla foschia. Per strada si vedono coppie di ragazzi (maschi) che camminano abbracciati tra loro o si tengono per mano. Molte donne svolgono lavori pesanti: produzione di mattoni, scavare strade, muratori; continuano a risistemarsi il sari sulla testa. Lavorano anche i bambini. Attraversiamo vari villaggi (c”è sempre un”unica pompa dell”acqua dove le donne o i bambini fanno la fila). Sui camion, dietro,varie scritte: horn please!, nel senso di: se vuoi sorpassare, suona; wait for side (o anche: wait 4 side), cioè: se vuoi passare, aspetta che io mi sposti. Il mezzo che sta per essere sorpassato mette la freccia verso il bordo della strada se davanti la strada è sgombra e il sorpasso è possibile, mette invece la freccia verso il centro della strada per segnalare che ora non è possibile sorpassarlo: siamo contenti di aver preso l”auto con l”autista e di non dovere guidare noi. La freccia segnaletica viene sostituita da un uso (smodato) del clacson.
– Alle 10 passiamo per Jahnsi, alle 10.20 siamo ad ORCHA. Templi funerari (Chattri) abbandonati, sparsi in riva al fiume, decadenti, dentro c”è sterco sul pavimento un pò dappertutto, segno che il posto viene usato abitualmente come riparo per il bestiame. Atmosfera rilassante. Lavandai lungo il placido fiume Betwa; alcuni turisti stranieri, diversi indiani; un bell”albergo nuovo a villette vicino alla zona dei Chattri. Visitiamo il forte e la piazza con mercatino con venditori di paccottiglia; in piazza c”è anche una comitiva di ragazze indiane in divisa da collegio, di ispirazione inglese. Ripartiamo alle 13.30. La strada non è peggiore delle solite. Passiamo per Panna (mercato).
– Ore 17: KHAJURAHO (TEL. 07686). Abbiamo percorso finora quasi 800 km. Ci sono cartelli che pubblicizzano il festival Khajuraho Millennium (da marzo “99 a marzo 2000). Negli hotels dell” MP Tourism non c”è posto (alla faccia dell”amico di Ramji… o alla faccia nostra?), finiamo in uno della categoria bassa: Hotel Sunset View (te. 2077, 375 rs); la vista è sui campi. Diciamo… semplice, ma pulito. Un vicino di camera ci consiglia di non fidarci della serratura della finestra. Lucchettiamo come sempre (ma con maggiore preoccupazione) tra loro le valigie ed usciamo alla scoperta di Khajuraho. Il paese è squallido, i venditori assillanti: "Italiano? Come stai?" Concludiamo con una cena terribile al ristorante svizzero: dhal acquoso e riso stracotto. Finalmente a letto, intabarrati come non mai per il freddo.

· domenica 27 dicembre
– Alla baracca che ha funzione di “ristorantè dell”hotel e che si raggiunge attraversando il recinto delle vacche, un ragazzino infreddolito mette insieme la nostra colazione. Alle 7.30 inizia la scoperta di KHAJURAHO, antica capitale della dinastia indo-ariana dei Chandela (950 – 1050 d.C.), i cui templi imponenti non furono distrutti dai sultani mussulmani Moghul, proprio per la posizione molto ad est rispetto a Delhi, piuttosto lontana da altri centri abitati importanti.
– Gruppo occidentale di templi: Khajuraho Meravigliao! valeva proprio la pena di venire fin qui! Al mattino (fa freddino) non c”è ancora nessuno, solo i muratori-pulitori che si arrampicano sui templi su impalcature di bambu. Poi l”aria si riscalda e arrivano i turisti (anche occidentali, c”è da poco un aereoporto). Il parco è molto curato, si paga (poco) l”entrata, ma in cambio non ci sono vacche né questuanti. Le famose sculture sono raffinate: apsara (fanciulle celesti), mithuna (coppie di amanti). I templi sono affascinanti, con attorno ampi spazi verdi di parco: Lakshmana, Matangesvara, Varaha (il tempietto con statua del cinghiale all”interno), Vishvanath e Nandi (con statua del toro omonimo, cavalcatura di Shiva); i templi maggiori sono su una piattaforma: Kandariya Mahadev (grandioso), Lakshmi, Mahadeva (davanti a questo c”è una piccola statua di sardula, ragazza inginocchiata davanti ad un leone), Devi Jagadamba, Chitragupta. Un bambino indiano ricco strepita con i genitori perché vuole le patatine (e le ottiene).
– Templi jainisti: sono in un altra zona, ad est; li raggiungiamo in macchina. Sono quasi tutti dipinti di bianco; all”interno c”è una raccolta fotografica che mostra vari luoghi sacri jainisti di tutta l”India. Un venditore ci offre una rupia purché visitiamo il suo negozio (apprezziamo la fantasia ma abbiamo di meglio da fare).
– Gruppo orientale (altri templi hindu): sono nei pressi del villaggio antico (case disposte attorno a cortili interni, pompa per l”acqua). Templi: Javari (davanti al tempio un gruppo di bambini gioca a cricket), Vamana (isolato, in un campo dove pascolano bufali e cinghiali).
– Lago Narora: bambini su piroghe a pelo d”acqua, pescano “castagne d”acquà e ce le offrono: non sappiamo cosa farne: si mangiano??
– Visita al negozio di antiquariato che c”è subito sotto al nostro hotel: l”unico che ha tanta merce, anche di buona qualità, ma carissimo. Il negoziante vede che mi interessano le sculture e cerca inutilmente di vendermi pezzi di statue antiche a prezzi esorbitanti. Troviamo uno dei tanti posti telefonici e perdiamo un”ora (e 315 rs) per telefonare agli hotels delle prossime tappe, ma riusciamo a prenotarne solo due. Acquistiamo berretto con la scritta Cricket India (che a casa si scioglierà in lavatrice, ma risulterà prezioso durante il viaggio), braccialetti tintinnanti di vetro, belli come regalino per le amiche ma molto fragili. Non troviamo ancora cartoline belle (vendono solo quelle a soggetto erotico); una turista italiana chiede alla venditrice di un negozietto se i tikka che stava comprando erano di moda!!! Ricompriamo il biglietto per entrare nella zona dei templi occidentali ed entriamo nel parco: facciamo un ultimo giretto, ci riposiamo un pò su una panchina (ci siediamo sui braccialetti nuovi e ne disintegriamo tre). Restiamo fino al tramonto. ne valeva proprio la pena, lo spettacolo è molto bello..
– alla sera Spettacolo di danza all”auditorium Kandariya (Kandariya, Bamita Road, Khajuraho, tel.91-7686-2031, 2333, 42243) : teatro con comode poltroncine, musica dal vivo, danze tipiche di alcuni stati indiani (Sarai del Madhya Pradesh, Bhangra del Punjab, Thali del Rajasthan, Manjuri Jhanjh del Rajasthan, Ghoomer del Rajasthan, Daandia Raas del Gujarat, Jogwa del Maharashtra, Macchiwaara del West Bengala). Ci sono tutti i turisti di Khajuraho (arrivati solo oggi perché non c”è più nebbia e hanno riaperto l”aeroporto). Spettacolo divertente, in particolare la danzatrice solista che balla tenendosi in equilibrio con i piedi sui bordi di un vassoio di metallo. Gran tintinnio di braccialetti e cavigliere.
– Cena (non più virtuale) al ristorante italiano: pollo con patate, buona e abbondante zuppa di zucca, 285 rs. Noi che siamo convinti collaudatori delle cucine locali dobbiamo riconoscere che questo ci è sembrato l”unico ristorante decente di Khajuraho! La proprietaria è una italiana che ha sposato uno di Khajuraho; l”inverno lo passano qui (!), d”estate tornano in Italia. Ambiente pulito, curato nei particolari. Foto ricordo con l”albero di Natale.

· lunedì 28
– Partenza da Khajuraho alle prime luci dell”alba (6.30), con sveglia alle 5.50 (sempre più presto). Il muezzin canta ogni quarto d”ora a partire dalle 5.40. Strada stretta, poco frequentata, dissestata. Acquistiamo banane per i prossimi spuntini. Scuola all”aperto. Arriviamo a Sagar alle 11.30. La polizia ci ferma e ci dipinge di nero (c
on secchiello e pennello!) metà fari, per evitare di abbagliare gli altri. L”autista ci presenta come importanti turisti italiani, così ci lasciano andare abbastanza in fretta. Come VIP siamo un pò sfatti (la strada è talmente movimentata che ci sembra di essere in un frullatore, anche dopo che l”auto si è fermata per un pò continuiamo a sentire le vibrazioni, come nel fim "Tempi moderni").
– Ore 15: frullati dopo ore di strada sterrata, arrivo ad UDAYAPUR, alla ricerca del famoso tempio! Però non c”è nessuna indicazione; chiedendo per la strada ci indicano un viottolo di campagna e tra gli sguardi stupiti di qualche abitante del posto visitiamo un tempietto con poche statue corrose, guardati a vista da una bambina del villaggio. Ha tutta l”aria di essere una grande fregatura. Stiamo per andarcene, sfiniti e delusi, quando scopriamo per caso il vero tempio (Neekantheswara): bello, di pietra rosso-scura, con un bel piazzale tutto attornomolto decorato, frequentato, gente che prega e versa abluzioni rituali sulla statua all”interno della cripta.
– Si riparte: strada sempre più sassosa, incontriamo vari camion fermi per foratura, a 10 km da Sanchi per solidarietà foriamo anche noi; assistiamo l”autista nel cambio ruota (constatando che quella originaria era quasi trasparente) e rinunciamo a raggiungere l”hotel prenotato a Bhopal a causa dell”oscurità e della stanchezza dell”autista che ha guidato dall”alba al tramonto, anzi di più.
– SANCHI (prefisso 07592): gli hotels dell”MP Tourism sono esauriti (come noi), finiamo alla Sri Lanka Mahabodhi Society Guest House, dove per 100 rs otteniamo una stanza con 4 letti a castello, 0 lenzuola, 1 nido di vespe e innumerevoli zanzare (tipo caccia grossa); il bagno è in comune, diamo una annusatina e decidiamo di resistere ad oltranza.
– Ceniamo con l”autista alla Tourist Cafeteria, 150 rs in tre (prendo salsa di spinaci con pezzetti di formaggio: palak paneer).
– A cena il nostro autista, Roy, ci racconta la storia della sua vita (sarà vera?): genitori divorziati perché il padre picchiava la madre; madre minacciata da 3 energumeni perché rinunci a vedere i figli affidati a lei dal tribunale (siamo a Calcutta, città violenta); la madre si trasferisce nell”Orissa; i figli restano col padre, che si risposa; lui e la matrigna picchiano Roy e la sorella; un giorno vendono la casa senza dire niente e spariscono; i fratelli cercao la madre nell”Orissa, ma lei si è risposata e loro se ne vanno (Roy viene venduto?); Roy impara il mestiere da un camionista, paga una bustarella e ottiene la patente a 20 anni anziché a 22; si indebita per pagare la dote della sorella, maritata a un uomo, scelto dagli zii, che non ha voglia di lavorare; la sorella ha due figli e Roy insiste perché vadano a scuola; lui aiuta la famiglia della sorella, che soffre di una malattia allo stomaco e si dovrà operare quest”anno; Roy non riesce a trovare una moglie perché gli autisti sono considerati bevitori e donnaioli, lui invece è un bravo ragazzo; le sorelle dei suoi amici sono off limits per lui, le considera come sorelle. Sarà una storia di vita vissuta o una trama da Bolliwood (uno dei tanti film rosa prodotti a Bombay, la Holliwood indiana??
– A “lettò vestiti, giaccone e cappuccio compreso. Siamo vicini a una delle stazioni ferroviarie più importanti del Madhya Pradesh (e si sente dal rumore).

· martedì 29
– SANCHI: colazione alla Tourist Cafeteria (il bagno è migliore del nostro), mi faccio cambiare il tè col latte (sospettato n.1 della strage di Natale) in tè e basta.
– Visita alla collina degli stupa: luogo ameno, tranquillo, stupa circondati da mura ciclopiche e splendide torana (porte) molto decorate da antichi bassorilievi che mostrano la vita ai tempi dell”imperatore Ashoka. Gruppi di turisti indiani e coreani (?).
– Partenza: a UDAYGIRI visita a una scuola all”aperto, dove la maestra (col registro) è assisa in cattedra, i bambini seduti per terra con un quaderno e una penna o una lavagnetta; hanno un libro in bianco e nero ricoperto con carta di giornale: le materie sono scienze, hindi…; non si insegna inglese nella scuola pubblica, solo in quella privata; la “classè è costituita da un”ottantina di bambini di varie età, con una o due maestre (o una maestra e un”assistente). Andiamo a visitare le grotte: sparse su una collina, con statue. Niente di speciale.
– BHOPAL (prefisso 0755): traffico, smog, polvere, inquinamento soffocante; solito caos indiano. Donne velate di nero. Uffico MP Tourism (Central Reservations, Tours Division, M.P. State Tourism Development Corporation Ltd., 4th Floor, Gangotri, T.T. Nagar, Bhopal-462 003, tel. 778383, 774340/42/43, Fax (0755) 774289, 77238, www.mptourism.com. Nel depliant ci sono gli indirizzi delle altre sedi.). Prenotiamo hotel per domani, per Mandu dice che è troppo tardi, tutto prenotato. Tel. casa.
– Hotel Taj: 440 rs, hotel da indiani; scartiamo la stanza che puzza, ne scegliamo una che è solo lurida (secondo la guida EDT: stanze ben tenute!); siamo dotati di carta igienica e della solita scorta di zanzare. Vari stili di caccia si delineano: Nicoletta prende le le zanzare al volo, Gian Alberto preferisce schiacciarre quelle che si posano sui muri o sul soffitto col cuscino; nonstante questo non finiscono mai). Usciamo a fare una passeggiata in una nuvola di polvere.
– Ristorante Ranjit, 320 rs; molto buono: tra l”altro antipasto di dhal (lenticchie secche piccanti); dopo cena per togliere il gusto di piccante dalla bocca oltre ai soliti semi di anice ci portano dei semi (?) morbidi misti a pezzetti di frutta secca ricoperti di una polvere biancastra: dev”essere l”equivalente del muesli indiano. Aspirina per il raffreddore (nessun effetto). Pasticceria: degustazione e acquisto della colazione di domani. Ore 1.30: 2 dissenten.

· mercoledì 30
– BHOPAL: fa freddo. C”è un pò di foschia; doveva essere così la mattina del 2 dicembre 1984, quando si ruppe un serbatoio di metil-isocianato della Union Carbide (la stessa dell”Agent Orange del Viet Nam negli anni “60 e dei 70 barili di diossina scaricati nella baia di Sydney nel 1987!); morirono subito 6.000 persone e altre 500.000 riportarono danni permanenti al sistema respiratorio e immunitario. A tutt”oggi la Union carbide ha pagato al Governo Indiano meno di un quinto dei 470 milioni di $ di risarcimento pattuiti. Partenza in auto, foto di passaggio alla bella moschea Taj-ul-Masjid. Posto di blocco per pagare le solite tasse statali: un controllore chiede a Roy se sarebbe troppo azzardato salutarci con un Hello (ci sentiamo sempre più VIP).
– UJJAIN (prefisso 0734): arriviamo nel primo pomeriggio all”Hotel Shipra (tel. 51 495, MP Tourism, va prenotato, 550 rs); stanza grande, terrazzino fuori; il bagno non è un granché e di giorno non arriva la luce; stendiamo il bucato, ci laviamo i capelli (quando finalmente arriva l”acqua calda), mi metto la mia maglietta verde pulita: clean Nichi, green Nichi. Sole, caldo. Zanzare zanzare zanzare…
– Tempio di Mahakaleshwar: molta gente, statue di divinità coloratissime, monaci con dhoti rosso; vari tempietti; coda per entrare a vedere uno di più importanti jyoti lingam dell”India; tutti portano offerte di fiori e noci di cocco, suonano le campanelle appese al soffitto; accendono bastoncini di incenso; pregano e si prostrano a pancia in giù; gruppi familiari si siedono con un monaco che (previa piccola offerta) fà loro un predicozzo poi li spruzza versando loro acqua santa sulle mani. Tutti ci intervistano e ci fotografano, un ragazzo mi fa le foto-finte come noi facciamo con loro. Per strada siamo seguiti dai bambine che escono da scuola in divisa con fiocchetti rossi sulle treccine, cartelle sdrucite, semiscalze, ma
allegre.
– Tempio di Ahrsiddhi: nel cortile bambini laceri giocano a rincorrersi; ci sono due alte colonne annerite dal fumo, con infissi moltissimi porta-lampade a olio; li usano accendendoli tutti in una festa annuale.
РCi trasferiamo sui ghat: sembra che la gente attraversi il fiume camminando sulle acque come il nostro S.Pietro (ma cӏ una striscia di cemento appena sotto la superficie); poca gente; gruppi di bramini pelati con ciuffetto, ed il sacro cordone a tracolla; molti fiori galleggiano nel fiume.
– Camminiamo fino alle 19, nel consueto inquinamento atmosferico e acustico. Tutti si stupiscono al nostro passaggio e ci salutano; qualcuno ci chiede monete italiane. Visita alla stazione: uccelli assordanti sugli alberi vicini.
– Cena in hotel: servizio lentissimo, 250 rs; palak paneer. Chiacchierata col direttore dell”hotel (idealista ottimista); ci lamentiamo della manutenzione delle strade del MP e lui ci assegna i compiti: ci procura carta e penna e ci convince a scrivere una lettera, in italiano, a Sonia Gandhi, poi lui la farà battere e spedire. Così anche stasera facciamo tardi, però abbiamo perorato la causa dell”asfaltatura delle strade del Madhya Pradesh. L”hotel è insolitamente silenzioso.
* Hotel Shipra (tel.51-495), MP Tourism, tranquillo, confortevole, ristor., 490 rs

· giovedì 31 dicembre 1998
– UJJAIN: sveglia alle 8! Ci stiamo lasciando un pò andare… Torniamo (in macchina, altro segno di rammollimento) ai ghat. C”è un”animazione composta, abbiamo l”impressione che tutto sià già accaduto. Resti fumanti di pire funebri. Lavandai che lavano i panni in pozze di pietra (una con acqua azzurra per tingere le stoffe di cotone), poi li sbatacchiano sulle rocce o li percuotono con bastoni; lenzuola stese per terra ad asciugare. Ci troviamo senza rendercene conto nel mezzo di una cerimonia funebre: i corvi mangiano il cibo loro offerto (e probabilmente anche le ceneri derivanti dalla cremazione) da vasetti posti sulla riva del fiume, vicino c”è una donna che piange. Ci sono vari riti in corso: un monaco ne istruisce un altro, versa dell”acqua da una conchiglia, forma delle palline di argilla marrone, le mette in fila, le segna con una polvere rossa o gialla.
– Si parte in macchina nell”illusione di trovare alloggio a Mandu (un passante ha detto che si trova facilmente… Ma se all”ufficio MP Tourism hanno detto che per l”ultimo dell”anno Mandu è tutta prenotata? L”autista dice: no problem, si va.).
– Tappa al Canyon detto Lucky Lover, affollato di indiani, di cui molti giovani: non è spettacolare come erosione, ma perfetto come toilet point). Siamo nella zona dei baobab, presenti, oltre a qui, in poche altre zone dell”India.
– MANDU: di trovare alloggio decente non se ne parla nemmeno (l”avevo detto io!), non vogliamo fermarci in bettole! Dovremo visitare brevemente Mandu e rifare poi la strada per Indore. Padiglione di Rupmati con vista sul fiume, Jama Masjid in stile afghano (ragazzi in gita ci chiedono di scrivere qualcosa sui loro taccuini). Molti turisti indiani; neanche qui si trovano cartoline. Foto ai baobab, si riparte in macchina (più frullati che mai).
– INDORE. Hotel Surya (5/5 Nath Mandir Road, Indore-452001, 52-1155-56, 517701-6, 518771-73, fax 0731-518774), avevamo prenotato, 960 rs. Camerieri molto premurosi, tre per ogni piano, si alzano ogni volta che facciamo le scale; pretenzioso, tendenzialmente lussuoso, però le lenzuola sono macchiate come sempre, inoltre domani troveremo un insetto che passeggia sul letto. C”è una sola zanzara, che sceglie Alberto (si torna alla normalità; ricordiamo che invece le zanzare indonesiane, essendo sull”altro emisfero, fanno tutto a rovescio). Cena con l”autista al ristorante dell”hotel: 330 rs in 3 (però io non ho ordinato niente), camerieri in apprensione; brindisi con botttiglietta di Underberg (amaro alcolico alle erbe di origine sud-tirolese) è il mio preferito, ma dalle smorfie che fa Roy si capisce che non gli piace), veglione con film di fantascienza, botti per la strada, a nanna poco dopo mezzanotte.

· venerdì 1 gennaio 1999
– INDORE. Giornale sotto la porta! grazie! Colazione in hotel, servizio
l e n t i s s i m o , 90 rs.
– Tempio Badaganapati: enorme statua di Ganesh arancione, moltissima gente viene al mattino a rivolgere una breve preghiera (auspicio di prosperità per il nuovo anno?). Lo facciamo anche noi: Ganesh è il protettore dei viaggiatori!
– Conferma volo alla Jet Airlines (l”impiegato ci chiede di Venezia, alla sera la vedremo in un servizio in TV). Ufficio impeccabile.
– Central Museum: moltissime statue, molte belle, anche in giardino. Acquistiamo alcuni calchi in gesso di Shiva e Parvati (l”addetto ai pacchi non ha le forbici e taglia lo spago per l”imballaggio prima con una lametta da barba e poi con un sasso, che taglia di più della lametta).
– Lasciamo tornare a Delhi in anticipo il nostro autista ( con mancia 700 rs, ci sembra un bravo ragazzo, con noi è stato rispettoso e gentile), in cambio ci procura un sostituto per domani a sole 3 rs/km. Un tizio della reception dell”albergo sostiene che dovremmo metterci in affari con lui (noi gli forniamo dall”Italia computers e macchine fotografiche, lui poi ci manda i soldi… come rifiutare un”offerta così allettante?). Sempre più VIP… Più tardi il nuovo autista viene in camera a proporci chissà quale giro nei dintorni, ma questo lo liquidiamo più in fretta, anche perché lui parla solo hindi. Ci prendiamo tre ore di vacanza in hotel.
– Passeggiata per cercare di fare un pò di shopping. Centro commerciale squallido a due piani. Lustrascarpe abilissimo, rivitalizza le scarpe di Alberto, che gli dà il doppio di quello che chiede. Pasticcini (58 rs di 12: buoni! sulla scatola della confezione dei pasticcini, in un bel rosso vivace, compeggia una croce uncinata, (che origina storicamente da queste parti, dove non ha quel macabro significato che la nostra storia occidentale le ha attribuito per sempre). Supermercato: acquisto tè marca Taj Mahal e balsamo di tigre. In gioielleria ci fanno scrivere le nostre impressioni sul quaderno dei commenti. Non riusciamo a spendere i nostri soldi: non c”è niente di interessante da comprare. Niente panico, c”è sempre Mumbay che ci aspetta…
– Seconda cena al ristorante dell”hotel (240 rs), anche qui ci portano il quaderno dei commenti (ancora compiti…). Pollo con salsa delicata (murg kalimirch). Secondo pernottamento al Surya.

· sabato 2 gennaio
– Il nuovo autista arriva su un”Ambassador scalcinata con oltre mezz”ora di ritardo (e noi che ci siamo alzati prima delle 6!), poi vuole i soldi per il gasolio, poi arriva al distributore spingendo a mano l”auto che non dà più segni di vita; per forza: nel serbatoio non c”era più nenche l”odore del gasolio e a me hanno insegnato che quando un diesel resta senza gasolio sono problemi perché si svuotano gli iniettori! Infatti anche dopo aver fatto gasolio il tipo non riesce a ripartire e cerca di risolvere la situazione empiricamente dando fuoco al filtro dell”aria, probabilmente per metterlo in temperatura di lavorao, però sembrava che facesse un sacrificio alla divinità dei motori diesel! Lo minacciamo di cercarci un altro autista, ma finalmente l”auto si avvia (intanto abbiamo perso un”ora). Dopo un pò fa tappa a un punto di ristoro (sembra la fucina dell”inferno) dove tutti si fermano per il tè, dice che deve assolutamente fare colazione (lui… noi invece ce la siamo portata da casa per non perdere tempo…). Lì vicino c”è un grande sasso dipinto di rosso, sembra un posto sacro.
OMKARESHWAR. Si arriva all”isola (che dicono a forma della sacra sillaba ohm) attraverso un ponte costellato di mendicanti. Tutti salutano dicendo: ari-
ohm. Ghat. Il tempio Sri Omkar Mandhata è uno dei 12 sacri jyoti lingam (come quello di Ujjain!) frequentatissimo, sporchetto, c”è la solita coda per vedere il lingam, giovani monaci salmodianti che seguono tutti i nostri movimenti e ci invitano a sederci fra loro per la foto. Saliamo a un tempio diroccato nella parte alta dell”isola, dove non c”è quasi nessuno. Scendiamo al fiume, dove lastroni di pietra digradano verso la riva. Incontriamo una processione di pellegrini con i fagotti in testa. Alcuni occidentali naturalizzati indiani, molto male in arnese, tipo ex figli dei fiori, di cui una coppia con bambino, che ci fa molta pena. Mucche, asini. Bancarelle vendono polveri coloratissime (belle per le foto). Qualche lebbroso. Vediamo il nostro primo gatto, ora possiamo andarcene.
– Strade dissestatissime, ci mancava solo il guasto alla macchina… L”autista dice inizialmente no problem, poi come al solito dà fuoco al filtro dell”aria, poi si fa spingere da un trattore (noi scattiamo verso le portiere tentando la fuga, ma lui ci trattiene sull”auto: nel fosso ci finiamo tutti o nessuno), alla fine ammette di avere a little problem (e io sospetto che si sia tenuto in tasca buona parte dell”anticipo che gli abbiamo dato per il gasolio e che siamo rimasti a secco un”altra volta); minacciamo l”autista di tornare per conto nostro (sempre che esistano mezzi locali!) senza pagargli in viaggio di ritorno, se dopo un”ora non avrà provveduto a riparare la macchina; intanto ci procura un passaggio su un rimorchio pieno di mattoni trainato da un trattore, fino alla non lontana Maheshwar. I tre passeggeri del trattore si limitano a ridere con discrezione, i bambini dei villaggi che attraversiamo strabiliano e lanciano grida di allarme al nostro passaggio.
– Così approdiamo a MAHESHWAR. Visitiamo un tempio privato poco interessanti e piuttosto luridi, con oggetti sacri d”argento che non ci permettono di fotografare. C”è una fabbrica di sari, per cui il paese è famoso. Incontriamo dei turisti indiani colti ed eleganti, concordiamo nel criticare le pessime strade del MP. Arriviamo ai templi più belli, uno ha un bellissimo porticato che si affaccia sui ghat, con scalinate molto scenografiche. Scendiamo al fiume. A questo punto in cima alla scalinata compare una leggiadra fanciulla in sari rosso sgargiante di seta di Maheshwar, che si stira pigramente al sole del tramonto: foto da copertina!
– Alla fine reincontriamo il nostro autista, che ci ha rintracciato tra i ghat (tanto i turisti vanno sempre negli stessi posti) e si riparte in macchina fra mille giustificazioni (non era mai successo prima…). Coltivazioni di canna da zucchero. Forse ci fa fare il giro dell”oca, non si arriva mai a Indore. Quasi arrivati, ci fermiamo nel bel mezzo di un incrocio e veniamo tamponati. La constatazione amichevole è molto rapida, poco dopo arriviamo in hotel e verifichiamo che la nostra Ambassador non ha neanche un graffio. L”autista si offre di portarci domani in aeroporto, ma gli raccontiamo che non abbiamo progetti precisi per i prossimi giorni. Di lui ne abbiamo avute abbastanza! Luna piena.
– Ceniamo all”Hotel Samrat: come al solito è quasi buio, non si riesce a leggere la guida; ci forniscono soltanto di un cucchiaio, mangio un cosciotto di pollo con le mani. Ricetta dell”ottimo kashmiri pullao: riso, anacardi, cardamomo, banana (forse fritta), qualche chiodo di garofano, pepe fresco (non piccante), ananas, formaggio alla julienne (poco), canditi rossi. 242 rs.

· domenica 3 gennaio
– Paghiamo 300 rs il taxi fornito dall”hotel per andare in aeroporto (9 km), dove all”ufficio della Jet Airlines ci chiedono se per caso per noi farebbe lo stesso partire domani (hanno problemi di overbooking!): gli diciamo che non se parla nemmeno se non vogliono che gli scateniamo un putiferio e che a Mumbay ci aspetta subito il volo intercontinentale (ormai le bugie ci vengono spontanee: legittima difesa); la discussione finisce lì ed il posto si trova.
– Volo Jet Airlines 9W382Y Indore-Mumbay 0840 0945. Aereo ben tenuto.
– Siamo nello stato del Maharastra. Dal Santa Cruz Terminal (per il centro: bus 36 rs, 1 ora; taxi: 150 rs per Colaba) un bus gratuito della Jet Airlines ci porta al Sahar Airport (internazionale) dove andiamo per la riconferma del volo di ritorno. Qui scopriamo che il nostro volo intercontinentale è stato cancellato, ma oggi è domenica e non possiamo approfondire la questione; ci consigliano di informarci domani agli uffici British Airways di Mumbay. Contrattiamo ferocemente con i tassisti e spuntiamo un trasferimento in città per 150 rs, peccato che il nostro autista sia un pazzo pericoloso; è l”esperienza di guida più terrificante della nostra vita e la passoiamo quasi tutta con gli occhi chiusi per evitare l”infarto, ma non diamo al matto la soddisfazione di fargli vedere quanto siamo spaventati: abbiamo gli occhiali scuri e all”arrivo lo saluto cordialmente; dicono che sia meglio assecondarli….
– MUMBAY prefisso tel. 022
* Hotel City Palace (885 rs), tel. 261-5515, 2614759, 2650177, 266666, fax 2676897, 121, City Terrace, Opp. V.T. Station Main Gate, W Hirachand Marg, Mumbay – 400 001, vicino GPO; stanza pulita ma claustrofobica, bagno, TV, telefono, ventilatore, rumorosissima. Vicinissimo alla Victoria Station (VT per gli amici), comodo per il centro. A questo prezzo non abbiamo visto di meglio.

– Dopo una sfibrante contrattazione troviamo un taxi per Apollo Bunder (questo tassista per fortuna è sano di mente), vicino al Gateway of India, da dove partono ogni ora dalle 9 del mattino fino alle 14 le lance per l”isola di ELEPHANTA: 70 rs a testa per luxury launch con guida (e io aspetto per un pò l”arrivo del pranzo… poi scopro che era launch e non lunch. Contempliamo Mumbay dal mare: folla sul molo, edifici in stile gotico-vittoriano. E” la città più moderna che abbiamo visto in India, con spostamenti più comodi ed efficienti: a differenza di Delhi non ci sono vacche od elefanti per le strade, quindi le strade sono molto più pulite ed il traffico è più veloce. D”ora in poi Mumbay sarà per noi, come per gli inglesi del secolo scorso, il Gateway of India, la porta d”ingresso in India di prima scelta. Qui vediamo i primi turisti stranieri dopo Khajuraho; ci sembra di essere a Venezia, con la gente del posto in gita domenicale sul traghetto e le petroliere nel porto.
– ELEPHANTA. Si percorre una scalinata costellata di venditori (al ritorno comprerò una bella collanina di verto colorato da 40 rs, che si romperà solo guardandola, prima che riesca a indossarla). Visita guidata alle grotte: statue gigantesche rappresentano la vita di Shiva (matrimonio con Parvati, lotta con i demoni…).
– Torniamo con un”altra luxury launch; incontriamo una coppia di simpatici turisti iraniani.
– Passeggiata in città. Sul lungomare la gente elegante fa "le vasche"(da noi significa passeggio avanti e indietro nelle vie del centro alla moda); alcuni sono vestiti all”occidentale. Soffia una leggera brezza, si sta bene in maniche corte. I taxi sono gialli e neri, decoratissimi; gli autobus rossi a due piani. Ci sono perfino i cestini per la spazzatura! Piacevole. Non sembra neanche India, è molto più moderna di Delhi. Arrivano dei mendicanti molto malconci.
– Cena: Ristorante Gaylord, V.N.Road, Churchgate. Una sciccheria. Elegante, all”interno air-con, all”esterno sembra una brasserie. Alberto prende il pomfret (pesce tipico di Bombay, ricetta portoghese, ottimo) e il cocco con la cannuccia, Nicoletta approfitta del menu occidentale e mangia una bistecca di pollo in salsa. Il cameriere toglie le briciole dal tavolo. Niente di straordinario, però ci spennano a confronto con gli altri prezzi indiani: 670 rs. Nella pasticceria adiacente prendiamo paste danesi e spumiglie. Odore di casa.
– Passeggiata: Flora Fountain (neoc
lassica); Mc Donald”s con coda di clienti davanti all”entrata; gatti; niente vacche. Sembra sempre meno India.
– Hotel: ventilatore e maniche corte, piuttosto soffocante, odore di strada.

· lunedì 4 gennaio
– La gente si affretta per andare al lavoro, folla che esce dalla metropolitana.
– Arriviamo all”ufficio British Airways all”ora di apertura; ci ripetono che il nostro volo non esiste più! cercano di convincerci ad anticipare la partenza a questa sera presto, il che ci farebbe perdere tutto il pomeriggio e tutto domani, ma date le nostre rimostranze (e la scena madre: ah se avessimo volato con Lufthansa queste cose non sarebbero successe!) ci trovano due posti sul volo delle 02 di dopodomani.
– Finalmente liberi per lo shopping! Alle Torri degli empori statali aprono tardi. Emporio MP: batik. Emporio Kashmir: scatoletta, braccialetti. Carta da lettere marmorizzata. Hotel Taj (lusso e sfarzo, punto toilet consigliato): vasta scelta di cartoline (finalmente ne troviamo di presentabili), visita alla libreria. Ma il nostro posto preferito per lo shopping è stato il Central Cottage Industries Emporium, 34, Chhatrapati Shivaji Maharaj Marg (vasto assortimento, folla di turisti, anche italiani): sciarpa seta-lana (addocchiata anche da altri due acquirenti, ma presa da noi con destrezza), maglietta India, cravatta, altri due portatovaglioli kashmiri). Fine delle fatiche dello shopping (e delle rupie). Andiamo a scrivere le cartoline nei giardini di fronte al Gateway of India.
– Cena al Café Mondega: moderno, tavolinetti, di ispirazione occidentale. Clientela giovane, vestita all”occidentale, turisti. 240 rs.
– Pastine al cioccolato da Gaylord. Attorno all”hotel traffico rumorosissimo: inconvenienti del progresso!

· martedì 5 (no hotel) / mercoledì 6 gennaio
– Lasciamo fino a sera i bagagli in uno stanzino dell”hotel (deposito gratuito).
– Passiamo per Horniman Circle: giardini.
– Prince of Wales Museum: molto interessante, varie sezioni, ci passiamo 4 ore. Statue all”esterno e nelle sale (non si può fotografare), miniature, coltelli da tigre. Storia naturale (animali rappresentati nel loro ambiente): pipistrelli giganti, pangolino, tapiro, rinoceronte, avvoltoio dell”Hymalaia, scoiattolo gigas, antilopes cervicapra, scimmie, nilghai (asino con corna, ne avevamo visto uno l”anno scorso), fenicotteri, gaur (bufalo enorme), pesce sega gigantesco, squalo balena, pomfret (piatto tipico di Mumbai), pesce volante, hornbill (la femmina rimane per mesi prigioniera del nido, il maschio le porge il cibo da una fessura, l”avevamo visto anche in Malesia). Scolaresca a piedi nudi dentro il museo.
– Sfiniti ma soddisfatti, ci facciamo un”ultima passeggiata per Mumbay. Breve sosta al parco con la statua di Gandhi. Ultima "vasca" in Marine Drive, alla fine sostiamo su una panchina a guardare chi passa. Certi fanno una specie di jogging, vestiti con la tuta e le scarpe da ginnastica, camminando velocemente (perché non corrono?).
– Acquisto un vestito al volo per strada, mettendo in estremo imbarazzo i due venditori quando indosso i pantaloni del completo, per provarli, sopra ai miei. Oltraggio al pudore?
– Ristorante Vidisha: clientela locale, cena normale, 135 rs.
– Torniamo in hotel (mi cambio nello stanzino del deposito bagagli), riorganizziamo le valigie, ci facciamo aiutare dal personale per contrattare un taxi per l”aeroporto (200 rs, compresa mancia e felicitazioni all”autista per aver guidato con prudenza).
– Facciamo il check in alle 21.30, ma ci dicono che hanno iniziato dalle 19.00 e i posti migliori sono già presi. In aereoporto incontriamo una coppia italiana che aveva la prenotazione sul nostro volo originario (quello soppresso) e che l”hanno saputo solo ora; non hanno un posto in aereo ma sono in lista d”attesa. Quando noi ci siamo imbarcati loro erano ancora in liasta d”attesa e sono rimasti a terra! Questo conferma le nostre idee sull”utilità di: a) confermare più volte i voli di ritorno. b) arrivare qualche giorno prima alla sede di partenza del volo intercontinentale di ritorno, tenendo qualche giorno di riserva, che va benissimo per lo shopping, ma può servire in caso di emergenza a trovare un mezzo alternativo per tornare a casa .
– BA2158M Mumbay – Londra Heathrow 0215 – 0650 (10 ore di viaggio). C”è un solo schermo video in tutto l”aereo, i sedili non sono molto reclinabili (forse è meglio così, almeno non mi sveglierò con il sedile davanti a 5 cm dal naso). si porta l”orologio 5 ore e ½ indietro.
– Bus navetta per Gatwick (ritirare il pass gratuito in aeroporto)
Londra Gatwick – Verona 12.40 – 15.50 (anche se noi faremmo in tempo, non ci consentono di imbarcarci sul volo precedente perché i nostri bagagli sono previsti su questo…). In aeroporto prendo un dissenten alle 10.30, uno alle 12. Per tutto il volo c”è il sole, dopo il lago di Garda inizia la nebbia: dirottati su Bergamo. Orologio 1 ora avanti. La mia valigia non arriva (la prossima volta le cose a cui tengo viaggeranno nel bagaglio a mano, anche dovesse pesare 10 kg). Trasferimento a Verona in pullman, facciamo denuncia di smarrimento. Niente paura: la valigia arriverà il giorno dopo: come giustificazione, era la fine delle vacanze di Natale.

Gian Alberto e Nicoletta

rupie
lire
spese pre-viaggio:
voli, bollo passap., visto
/
1.825.000
spese durante il viaggio:
volo interno
3.570
137.800
alloggi (12 notti)
4.082
157.565
pasti (13 cene)
1.885
72.761
noleggio auto
8.785
339.100
totale spese durante il viaggio
20.050
773.930
totale escluso spese personali
2.599.000

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