TOSCANA maggio 1995

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TOSCANA maggio 1995

Alle otto di mattina all”uscita dell”autostrada Firenze Certosa il freddo di Roncobilaccio ormai è solo un ricordo e nella breve attesa delle altre moto partite da Bologna c”è pure il tempo per dare una pulita veloce ad un carburatore che improvvisamente perde benzina. Siamo partiti con l”intenzione di dimenticare per almeno tre giorni i pensieri di casa, e questo è possibile grazie alla festa del 1° maggio che quest”anno cade di lunedì Abbiamo scelto la Toscana, senza nessun itinerario prestabilito, senza nessun obiettivo preciso a parte, forse per alcuni , la voglia di arrivare in Maremma. Il principale desiderio è quello di seguire istintivamente le strade che di volta in volta ci appaiono più interessanti per godere dei colori, dei profumi e perché no, del cibo e del vino che questa regione specie in primavera è” in grado di offrire.

Da Firenze Certosa a Poggibonsi in direzione Siena tutto il traffico è solito imboccare la superstrada che comincia proprio di fronte all”uscita dell”autostrada. Si tratta di un percorso veloce, adatto a rapidi trasferimenti, che però” non consente di apprezzare le bellezze del territorio. Inoltre è privo di distributori di carburante, ed è questa la "scusa" con la quale noi, per la prima volta, lo evitiamo preferendo al suo posto la vecchia e tortuosa strada statale che un tempo rappresentava l”unico collegamento tra Firenze e Siena. Dopo pochi km, sulla destra, lunghi filari bianchi di piccole lapidi tra il verde tenue dell”erba appena rasata è il cimitero militare americano, non molto diverso da tanti altri ma pur sempre carico del suo importante messaggio contro ogni forma di guerra, di questi tempi troppo vicina al nostro paese per essere dimenticata (vedi ex-Jugoslavia). Proseguiamo nella strada poco trafficata a lenta andatura per meglio godere dello spettacolo offerto dalle colline ricoperte di vigneti. Siamo nella zona del Chianti tipico, ma è ancora mattina e non è il caso di cominciare subito con un bicchiere. Una breve sosta quindi per un caffè a S.Casciano in Val di Pesa, con la sua cinta muraria originale del “300 e proseguiamo fino a Poggibonsi e Colle di Val d”Elsa, anche questo, nella sua parte alta, con conservate caratteristiche medioevali apprezzabili soprattutto nell”interessante visita del Castello. A Colle di Val d”Elsa incontriamo tutto il traffico che, in uscita dalla vicina superstrada per Siena, viaggia in direzione di Volterra. Ed è un peccato, perché la strada sarebbe altrimenti un vero e proprio relax. Dolcissime curve con ottima visibilità invitano ad una andatura più sostenuta, senza con questo perdere il verde intenso delle coltivazioni di frumento nelle quali è immerso il tracciato, o anche lo spettacolo dei vecchi casolari circondati dal giallo delle coltivazioni di colza.

Poco prima di Volterra, sulla sinistra un piccolo cartello risveglia d”improvviso i nostri istinti primordiali: Mazzolla, antico Borgo, Specialità Selvaggina e Vino. La stretta strada scende tra ripidi tornanti e si conclude dopo un lungo rettilineo nel piccolo antico agglomerato di case. Ai lati, a formare un lunghissimo e tortuoso viale, vecchi cipressi ci ricordano meglio di qualsiasi altra cosa di essere in terra Toscana. Dalla taverna del borgo, in posizione sopraelevata, godiamo del suggestivo scenario sulla campagna, in quella zona particolarmente aperta. Soddisfatta nel miglior modo possibile la nostra "curiosità" culinaria ed enologica torniamo sui nostri passi e raggiungiamo finalmente Volterra, la città dell”alabastro. L”alabastro è una pietra molto tenera e porosa, adatta ad essere lavorata a mano ed al tornio per ricavarne oggetti dalle forme più strane, oggetti che per la natura della pietra possono essere dipinti in profondità fino ad assumere qualsiasi colore. Ecco così che dalla stupenda Piazza dei Priori, una delle più scenografiche piazze italiane, nelle medioevali viuzze cittadine, chiuse ad ogni forma di traffico ci perdiamo tra una bottega ed un altra ad osservare la perizia con la quale gli artigiani da un piccolo masso ricavano ora l”immagine di un frutto, tanto perfetto da sembrare vero, ora un simpatico gufo portafortuna, ora una affascinante scacchiera con tutti i suoi pezzi, a costi non troppo elevati. Ovviamente non manchiamo una visita alla famosa porta etrusca, quella che a scuola ci indicavano come esempio del principio di costruzione del masso posato come chiave di volta a reggere l”intera struttura. Altri luoghi interessanti sono il teatro romano e lo splendido parco cittadino ai lati della fortezza. Uno dei componenti del gruppo è appassionato di geologia, e ci convince ad una visita alle vicine "Balze". A noi finiscono col piacere per la loro suggestiva e desolata solitudine nel panorama arido, macchiato solo qua e la da piccole spruzzate di verde, ma lui si dilunga in noiose spiegazioni sulle "sabbie plioceniche marine sovrastanti gli strati di argilla……." fino a quando, lasciato solo è costretto frettolosamente a raggiungerci.

Scendiamo quindi dalla cittadina medioevale sulla strada che ci porterebbe al mare, a Cecina, ma poco dopo a Saline di Volterra il solito appassionato di Geologia insiste per un diverso itinerario, in direzione Larderello dove sono i più grandi impianti italiani di sfruttamento dell”energia geotermica. La strada sembra fatta apposta per correre in moto, e gli smanettoni del luogo sembrano saperlo molto bene perché continuamente ci sfrecciano accanto a folli velocità non curanti del poco traffico, pur presente, e di noialtri tranquilli moto-turisti. La valle di Larderello si preannuncia da lontano, con le colonne di vapore che salgono oltre le colline. Sulla strada anche un allarmante e atipico cartello stradale che preannuncia ghiaccio sulla strada a causa della condensa dei vapori industriali, di certo valido comunque solo nel periodo invernale. La valle è una ragnatela di scintillanti tubi di acciaio inox che scendono come lunghissimi vermi dai punti più” disparati delle colline fino agli stabilimenti nel fondovalle. Una discreta puzza di zolfo fa parte del paesaggio, che nonostante tutto meritava sicuramente di essere visto, se non altro per la sua unicità I grossi condotti che trasportano il vapore a pressione superano più volte anche la strada, in lunghi archi ai quali seguono serie di strette curve a gomito delle quali nessuno di noi riesce a spiegarsi il motivo. Lasciamo la valle di Larderello fra le proteste del nostro "geologo" che vorrebbe visitare il museo della Geotermia allestito nel paese, e facciamo rotta verso sud nella strada che ora si immerge in ampie zone boschive.

Superata Massa Marittima, cui dedichiamo una sosta forse troppo breve, raggiungiamo rapidamente tra colline ricoperte di ulivi e ampie coltivazioni di colza in fiore la città costiera di Follonica. Da qui la strada litoranea corre a lungo in mezzo ad una bella pineta, poi ci allontaniamo dal mare, che ritroviamo più a sud, a Castiglione della Pescaia. Siamo già in Maremma. La terra che un tempo fu una palude ora è intensamente coltivata a cereali e a prati. Fra il mare e la strada la grande pineta del Tombolo che si allunga fino alla foce dell”Ombrone, già all”interno del parco regionale della Maremma, noto anche come Parco dei monti dell”Uccellina. Cerchiamo un campeggio per pernottare, che non sia troppo lontano da Albarese, il centro visita
del parco. In occasioni festive come queste infatti la mattina occorre arrivare molto presto per evitare di trovare già esauriti i biglietti di ingresso al parco, visto che per esigenze di tutela ambientale sono in numero giornaliero molto limitato. Dopo Marina di Grosseto ci confondiamo nel leggere la cartina e ci perdiamo in carreggiate di campagna nella "palude della trappola" nel tentativo di raggiungere Albarese superando l”Ombrone ad ovest di Grosseto. Poi, capito finalmente che questo è impossibile a meno di non possedere una barca, rassegnati raggiungiamo finalmente la città per prendere la superstrada in direzione Roma fino all”uscita di Talamone dove piantiamo le tende che è già notte.

Il giorno dopo è dedicato alla natura del Parco della Maremma. Dopo una estenuante fila per acquistare i biglietti assieme agli altri cinquecento turisti che quel giorno hanno avuto la stessa nostra idea, passiamo una rilassante mattinata a camminare nella macchia mediterranea che copre i monti dell”uccellina, con la vana speranza di riuscire ad osservare qualche rappresentante della cospicua fauna selvatica che vive nel territorio, ma le uniche cose che riusciamo a vedere sono impronte di cinghiali e borre di rapaci notturni. Il paesaggio costiero che si gode dall”alto comunque è splendido, come splendide sono le rovine dell”Abbazia di S.Rabano che raggiungiamo dopo alcune ore di marcia. Il pomeriggio, più in basso nei canneti vicino alla foce dell”Ombrone, che possiamo raggiungere in moto, apprezziamo invece la visita delle bianche vacche maremmane e delle loro lunghissime corna, allevate ancora allo stato brado dai famosi butteri a cavallo. Dopo un”ora di spiaggia torniamo a Talamone e la sera, dopo una lunga passeggiata a partire dal campeggio, ci godiamo lo spettacolo notturno del porticciolo illuminato.

Siamo ormai al nostro ultimo giorno di "viaggio". Con calma la mattina lasciamo il campeggio e verso est nella valle del fiume Albenga raggiungiamo Manciano. Piuttosto che dedicare tempo alla visita del paese preferiamo fare una deviazione di 15 Km a nord per raggiungere le Terme di Saturnia. Fra i vapori e gli schizzi d”acqua calda al punto giusto dimentichiamo lo scorrere del tempo fino a quando l”orologio interno dell”appetito batte l”ora del pranzo, che consumiamo velocemente in una trattoria. Tornati a Manciano raggiungiamo Pitigliano, che ci appare d”improvviso dopo una curva. Il paese è arroccato sopra un bastione di tufo, su tre lati cinto da precipizi cui le case si affacciano come una grande balconata. Dopo essere stata una importante città etrusca e poi romana, nel Medioevo fu per lungo periodo la capitale della Contea degli Orsini. Nonostante i tanti turisti, l”atmosfera che si respira è di altri tempi, ed è impossibile resistere alla tentazione di spendere mezz”ora davanti ad un bel fiasco di "Bianco di Pitigliano D.O.C."

Nel tardo pomeriggio siamo già in direzione dell”Autostrada del sole. Costeggiamo il lago di Bolsena quando purtroppo un temporale ne impedisce la vista ed arriviamo a Orvieto. Ormai il tempo a nostra disposizione è troppo poco ma ci lasciamo convincere ad una visita da uno del gruppo che qui ha fatto il militare (nei Granatieri) che vuole a tutti i costi rivedere il Duomo dove, sulla scalinata, passava la maggior parte del suo tempo libero. In realtà più che visitare il Duomo, senz”altro bellissimo, la maggior parte del tempo la spendiamo ad acquistare i famosi salumi locali a base di selvaggina, e di fronte alla fila di turisti che abbiamo davanti rinunciamo anche ad entrare nel Pozzo di San Patrizio. Troveremo altri luoghi dove esprimere i nostri desideri. E” quasi buio quando arriviamo all”autostrada che in poche ore ci permetterà di rientrare a casa.

IL PARCO NATURALE DELLA MAREMMA

Il tratto costiero del mare Tirreno, limitato ad est in parte dalla via Aurelia, che va da Principina a Mare (a nord) fino a Talamone (a sud) dal 1975 è tutelato da una apposita legge della Regione Toscana come Parco Naturale della Maremma. Non ha una estensione molto grande, circa 100 Kmq, ma rappresenta un prezioso mosaico di ecosistemi diversi sui quali, a fasi alterne, l”uomo ha lasciato la sua impronta che ne ha caratterizzato in modo deciso il paesaggio.

A nord del fiume Ombrone si presenta un territorio pianeggiante con specchi d”acqua, in parte temporanei, alternati a rilievi dunosi appena accennati: sono le Paludi della Trappola, il regno dei grigi bovini maremmani dalle imponenti corna a forma di lira, che qui vengono allevati allo stato brado. Numerosissime sono le specie di uccelli migratori che svernano o si riproducono in questi luoghi.

A sinistra della foce del fiume, a sud, il territorio è segnato da diversi canali artificiali che in parte risalgono alle prime bonifiche Lorenensi del XVIII sec. Un compatto sistema di dune e lame coperto da una rigogliosa pineta di pino domestico, separata dal mare da una fascia di pino marittimo che protegge il territorio retrostante dall”azione dei venti carichi di sale provenienti dal mare.

Al centro del parco il territorio è dominato dai monti dell”Uccellina, che danno anche il secondo nome al parco (non infatti anche come Parco dell”Uccellina). Sono rilievi calcarei e silicei non molto alti (Poggio Lecci, m. 417) coperti quasi interamente dalla macchia mediterranea. Solo nella parte bassa è presente qualche pascolo ed uliveto. Moltissime sono le torri sulle sommità principali, che servivano per l”avvistamento all”epoca delle invasioni dei Saraceni. Molto interessanti anche i resti della Abbazia di San Rabano.

La costa è ampia e sabbiosa nella parte più settentrionale, diviene alta ed erosa nella parte più meridionale. Il parco è visitabile secondo un regolamento di accesso rigido e differenziato nelle diverse zone, e solo in alcuni giorni della settimana con modalità diverse nei vari periodi dell”anno. Per le escursioni nei monti dell”Uccellina occorre acquistare i biglietti al centro visita di Albarese, biglietti che vengono venduti in numero giornaliero limitato. Il periodo migliore per la visita è l”inverno – primavera, tenendo presente che il massimo afflusso di visitatori si ha in occasione delle festività pasquali, del 25 aprile e del 1 maggio. E” indispensabile telefonare al centro visite del parco di Albarese per ottenere più dettagliate informazioni : tel 0564.407098

LE TERME DI SATURNIA (LA "JACUZZI" DA MILLE E UNA NOTTE")

Gli antichi vi scoprirono l”acqua calda e la usarono per curarsi durante tutto l”anno, anche d”Inverno. Le terme di Saturnia sono conosciute fin dall”antichità e nella mitologia sono indicate come il luogo dove si nascose Saturno per sfuggire all”ira di Giove, entrato in conflitto con lui al punto di dover lasciare l”Olimpo. La tradizione vuole che Saturnia sia stata la prima città italica. I romani la ricordavano come il regno di Saturno, una sorta di periodo dell”età dell”oro, commemorato ogni anno dal 17 al 23 dicembre con ricche e sfarzose feste denominate appunto Saturnalia. Questa zona nel passato fu un insediamento etrusco prima e romano successivamente. Subì quindi la Signoria degli Aldobrandeschi e nel 1299, conquistata da Siena, fu rasa al suolo. Ricostruita nel XV secolo non ritornò mai più ad
avere lo stesso prestigio e potenza di prima.

Il borgo di Saturnia è situato su un”altura, in una suggestiva località boscosa nella zona di Manciano, a circa 60 Km dalla statale Aurelia. La sorgente che produce questa acqua calda sulfurea, a 37° C e in grande quantità proviene dalle falde del reticolo idrico del Monte Amiata, riscaldata dal vulcano spento ormai da millenni che trova sfogo nei soffioni boraciferi di Larderello. Attualmente il complesso turistico delle Terme dispone di un modernissimo centro alberghiero con piscina dove vengono curati i reumatismi e le patologie dell”apparato respiratorio

Da questo centro alberghiero il canale d”acqua esce nei campi e ancora caldo precipita per alcune decine di metri formando delle piscine calcaree naturali aperte gratuitamente al pubblico e sempre affollate. Questo è il luogo più frequentato dai più, anche per l”atmosfera goliardica che si respira dove tutti insieme si gode della corrente e degli spruzzi, finendo col fare amicizia con i vari personaggi delle vicine città che da 30 anni ogni giorno si fanno un bagno salutare cui ormai non riescono più a rinunciare. Un unico avvertimento: non portare in acqua oggetti di argento come orologi, anelli ed orecchini perchè diventano irrimediabilmente neri.

TAVOLA IMBANDITA E CALICE COLMO:

Vino e specialità gastronomiche sono le vere e proprie "chicche" della cucina toscana. Semplice e genuina è estremamente saporita e si distingue per alcune specialità particolarmente gustose. Ad esempio la ribollita, una pietanza senese, o la zuppa di agnello maremmana, piuttosto che l”acquacotta grossetana o l”infarinata della Garfagnana. Tra i secondi non può mancare l”assaggio della classica bistecca "Fiorentina" o del tortino di uova. Ottimi anche i salumi: la finocchiona, il mallegato o il birolo (anche buristi) e la sopressata sono i più conosciuti. Tra i vini il principe è il Chianti, in tutte le varietà: Gallo Nero, Montalbano, Rufina, Colli Senesi, Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colline Pisane ed infine il Chianti Carmigiano. Accanto a queste prelibatezze per il palato dell”intenditore non si può dimenticare altri vini Doc o Docg come il Rosso delle Colline Lucchesi. il Montescudaio, il Parrina, il Bianco di Pitigliano, il Bianco d”Elba e la Vernaccia di San Gimignano. Superlativo il retrogusto e la raffinatezza del Brunello di Montalcino.

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